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Bovini italiani: la razza marchigiana.

Tutto quello che devi sapere della razza marchigiana.

Oggi vogliamo raccontarvi di una razza bovina che nel giro di pochi anni è riuscita ad imporsi
per qualità, tanto che esemplari di questa razza sono stati esportati e allevati all’estero, in
paesi come Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Australia e Regno Unito.

Le origini

La razza Marchigiana come la conosciamo oggi, è abbastanza giovane: è solo sul finire degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta del XX secolo che cominciò ufficialmente la selezione della razza.

Ma le premesse di questa storia sono, invece, molto antiche: il capostipite di questa razza è il bos taurus asiaticus, arrivato nella Penisola, secondo le fonte più accreditate, con gli eserciti longobardi guidati da Agilulfo nel corso del VI secolo d.C., in un periodo di grandi trasformazioni.

La podolica, antenata della razza marchigiana

Questo bovino si caratterizza per corna lunghe, collo massiccio e una grande resistenza. Si tratta di una razza originaria delle steppe Asiatiche, migrata nella Podolia (una regione storico-geografica che si estendeva nella zona che oggi corrisponde all’area di confine tra Ucraina e Moldavia) e da lì in Europa occidentale, diventando capostipite di numerose razze bovine che prendono il nome di podoliche, di cui anche la protagonista di questo articolo fa parte, la razza marchigiana.

Tuttavia la vera storia della razza marchigiana inizia nel XIX secolo ed è strettamente legata al territorio da cui prende il nome, la regione delle Marche.

All’epoca le Marche erano parte dello Stato Pontificio e l’assetto economico era dominato dall’agricoltura, che veniva gestita tramite la pratica della mezzadria, un contratto agrario in cui il proprietario di un terreno (chiamato concedente) e un coltivatore (mezzadro) si dividevano (normalmente a metà) i prodotti e gli utili di un’azienda agricola (podere).

E il bestiame perfetto per i lavori nei campi erano, per l’appunto, i buoi podolici.

Nel corso del secolo, l’allevamento di bovini si fece quasi un investimento necessario, anche se sempre in un’ottica di allevamento di bestiame da soma e non per produzione di carne, la quale rimase sempre qualcosa di marginale (se non per produrre esclusivamente tagli da bollito).

Una spiegazione di questo fatto è possibile rintracciarla nelle caratteristiche morfologiche del bovino podolico, caratterizzato da uno sviluppo corporeo molto lento e da scarsa possibilità di ingrasso.

Il passaggio da una razza da lavoro/e da carne ad una razza esclusivamente da carne,
avvenne gradualmente, andando di pari passo con l’evoluzione e lo sviluppo della situazione
socio-economica della Regione.

Ecco quindi che alla fine dell’Ottocento cominciarono i primi incroci del bestiame locale con i tori di Valdichiana prima e i tori romagnoli, poi.

Nel corso del XX secolo, con il miglioramento delle condizioni economiche anche dei ceti operai e agricoli, aumenta anche la domanda di carne.

1928 sorge invece il problema della specializzazione del bestiame: serve
un animale da lavoro o da carne?

La risposta al dilemma fu la decisione presa dagli allevatori riuniti presso il Congresso di Fermo tenutosi lo stesso anno, che prescrisse la sospensione dell’introduzione della Chianina e della Romagnola per procedere alla selezione di una razza bovina da carne con le sue proprie particolarità.

Nasce così la razza marchigiana, che dal 1969 è inserita nel Libro Genealogico Nazionale unico delle Razze Bovine Italiane da Carne, anno in cui ne venne approvato il regolamento.

La razza marchigiana è una razza di qualità e successo, tanto che dal 2004 ha ottenuto il riconoscimento di IGP (di Indicazione Geografica Protetta) con la denominazione di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale assieme ai bovini di razza Chianina e Romagnola.

Una selezione scrupolosa per un’evoluzione all’insegna di una sempre maggiore qualità

La razza marchigiana è una razza di qualità che viene allevata seguendo un processo rigoroso in ogni momento della vita dell’animale, anche e soprattutto nella fase di riproduzione, dove grande attenzione viene dedicata alla selezione degli esemplari per la riproduzione.

Questa selezione ha due finalità principali:

  1. Quella di ottenere soggetti con spiccata attitudine alla produzione di carne, sia in termini di velocità di accrescimento, precocità e resa alla macellazione.
  2. Il miglioramento dell’efficienza riproduttiva, con l’obiettivo di ottenere il più elevato numero di vitelli per vacca.

I frutti di questo attento lavoro di selezione sono evidenti nel corso dell’ultimo decennio(1):

  • si è registrato un accrescimento medio giornaliero di 100g al giorno;
  • si è registrato un aumento della muscolosità, attestandosi a 387 punti (dai 355 di partenza), con un incremento medio annuo di 3 punti;
  • si è registrato un aumento del peso a 365 giorni, di circa 40kg, superando i 550kg.

Ma non sono solo queste caratteristiche a fare dei bovini di razza marchigiana degli esemplari tanto apprezzati.

Per gli allevamenti che si trovano in terreni “marginali” (ossia non molto fertili o accidentati come i pascoli di montagna dell’Appennino) questi animali rappresentano un investimento di qualità dal momento che si tratta di un bestiame in grado di autogestirsi al pascolo con una predisposizione genetica adatta a territori sfavorevoli (ereditata dai progenitori podolici).

Insomma, una razza veramente pregevole.

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Sulla produzione e qualità della carne

Per quanto riguarda la razza Marchigiana da un punto di vista più strettamente legato alla produzione di carne, cominciamo con qualche dato preliminare.

Gli esemplari di questa razza raggiungono il peso ideale all’età di 15-16 mesi, anche se di solito l’età ideale per la macellazione la si raggiunge dai 18-24 mesi, età in cui si raggiungono i livelli di grasso intramuscolare ideale.

Si sa, che ciò con cui viene sfamato il bovino, ha ripercussioni sul gusto e la qualità della carne.

La razza marchigiana deve gran parte della sua qualità nel modo con cui vengono alimentati i capi di bestiame, facendo ricorso a tecniche tradizionali e utilizzando foraggi naturali quali orzo, fieno, favino e pisello proteico.

Inoltre nel periodo primaverile ed estivo, vengono lasciati pascolare liberamente.

Il risultato di questa dieta naturale è che la carne ottenuta dalla razza Marchigiana è tenera, di ottimo sapore, dall’elevato contenuto proteico e dai bassi livelli di colesterolo.

Si tratta di una carne molto magra e rispetto alle altre carni in commercio contiene una minore percentuale di acidi grassi saturi, come l’acido miristico e palmitico, e una maggiore quantità di acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) ma non solo!

Anche gli acidi grassi polinsaturi (acido linoleico e linolenico) sono presenti in maggiore quantità nella carne di razza Marchigiana rispetto alle altre carni in commercio.

La carne della razza marchigiana è quindi un prodotto di qualità, che può essere impiegato per tutti gli usi, dalla preparazione di bistecche, arrosti, stufati e persino hamburger gourmet.

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Per concludere

La razza marchigiana, anche se caratterizzata da una storia più recente, ha dimostrato di essere un’eccellenza nel panorama delle carni bovine italiane.

Non solo per i pregi dell’animale in sé, che ne fanno uno dei bovini più esportati, ma anche nella qualità stessa della carne prodotta, che in breve tempo è riuscita ad ottenere la certificazione IGP. Ora sai tutto sulla razza marchigiana, non ti resta che conoscerla da vicino!

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